Buker H di via Fago a Bolzano

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1943, i soldati germanici iniziano a scavare un tunnel nella roccia come rifugio antiaereo. Oltre 7000 metri quadrati di superficie sotto la roccia lavica e il porfido. Saranno i prigionieri del lager di via Resia a contribuire a realizzare quell’immenso lavoro che servirà poi da rifugio ai militari germanici per difendersi dalle incursioni aeree.
I cittadini di Bolzano venivano avvisati minuti dopo rispetto ai militari germanici. Era una guerra con poca tecnologia, le bombe cadevano dall’alto senza sapere con precisione dove andare a colpire.
Fino agli anni 70 è stato usato come deposito militare per poi essere abbandonato a se stesso.
Meta di senzatetto, temerari e satanisti nel primo decennio del Duemila viene preso in carico dalla Cooperativa Talia alias Gino e Martino Bombonato, padre e figlio, che decidono di ripulirlo e destinarlo ad iniziative culturali.
H sta per Hofer ovvero Franz Hofer un fedelissimo del Führer.

Oggi Bunker H è un luogo della memoria e un contenitore di eventi culturali.
È Gino Bombonato che ci guida alla scoperta del bunker e nelle sua parole traspare tutta la passione e l’amore per questo luogo.
Il suo non è un mero ruolo di cicerone in questi ampi spazi, è una guida molto particolare che invita a “sentire il silenzio” e a “guardare il buio“. Seduti nella sala grande si possono avere quelle sensazioni che oggi sono difficilmente comprensibili. Racconta Bombonato che durante il coprifuoco nelle notti senza luna Bolzano era una città buia dove era facile farsi male inciampando su un marciapiede. Oggi ci sono luci ad ogni dove quel racconto sembra quasi impossibile eppure era così. Spente le torce e le quattro candele rimaniamo per alcuni minuti nel buio e nel silenzio più completo. Restando a lungo così il nostro cervello dopo un po’ ci fa sentire delle voci e dei suoni. Non c’è tempo per sperimentarlo ma ci si fida del racconto di quest’uomo che ha fatto del Bunker H la sua passione. Qui da noi in provincia di Bolzano le conseguenze della guerra si sentono ancora molto. tedeschi e italiani, da sempre una difficile convivenza. Quello che da fuori pare folklore vissuto da dentro ha radici e ferite ancora aperte. I ricordi della guerra aiutano a capire che c’è bisogno di andare oltre e di “combattere” per la pace.

Proseguendo nella visita incontriamo una grande sala dedicata ad una mostra fotografica sulla tempesta Vaia e qui rimpiango di aver fatto poco o nulla con le mie immagini di pochi giorni dopo la tempesta e allo stesso tempo ammiro i lavori esposti di Daniel Alexander von Johnston.
Nelle sale scavate nella roccia si vedono distintamente i buchi per i candelotti di dinamite, i canali di scolo per l’acqua, il fondo piastrellato, i mattoni usati per realizzare i locali, molti di questi sono del periodo degli anni 70, altri originali. Si riconoscono dal tipo di mattone. Laddove l’acqua si infiltra si formano concrezioni calcaree. La temperatura è costante a 13°, l’umidità è di circa l’80%. Un sistema complesso di ventilazione garantisce un ricambio naturale e costante di aria. Nelle stagioni più calde il Bunker è servito anche come luogo di ricovero per gli anziani che abitano le residenze della zona.
Troviamo ancora un improvvisato bar usato durante gli eventi, delle teche usate per una mostra sule quali si formano delle particolari muffe bianche. Muffe che aggrediscono qualsiasi elemento ligneo presente nelle gallerie formando delle figure degne di qualche film horror.
A metà percorso arriviamo ad una serie di sale dove si trovano i resti delle stanze realizzate nel dopoguerra dall’Esercito. Nel 2020 questi luoghi sono stati trasformati in opere d’arte da murales dedicati ai miti greci e nordici. Il tema ripreso è quello della guerra e visto il luogo non poteva essere altrimenti. Il contrasto tra i forti colori della street art in questo contesto rende l’ambiente davvero unico.

La visita finisce in quello che viene definito il lago. Una delle location del film del 2020 Siberia di Abel Ferrara con Willem Dafoe. È proprio questo il luogo che si vede in molti preview del film sulla rete così anche su Wikipedia. Bombonato ci racconta alcuni curiosi aneddoti sul film così come alcune anguille, usate per le scene, che sono rimaste e che ora vivono nei meandri del bunker.
Un posto che consiglio di visitare. Rispetto a luoghi simili che sono stati ristrutturati e trasformati in museo moderno, il Bunker H è un luogo umile e silenzioso. Conserva ancora quel senso di abbandono e desolazione tipico delle strutture della guerra. Ci sono luoghi dove il tempo scorre in modo diverso e Bunker H è certamente uno di quelli.

Album foto Bunker H via Fago a Bolzano

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