La foto la fa l’attrezzatura o il fotografo?
La mia attrezzatura la vedete nella foto. È quello che personalmente definisco il kit minimo da vacanza…sì avete capito bene giro tutto il giorno con quel pesantissimo zaino fotografico. Chi me lo fa fare? Nessuno se non la mia passione per la fotografia o forse meglio per i ricordi.
Qualcuno penserà: con tutto quella roba ti credo che fai belle foto…sì sfatiamo un mito è proprio così o almeno in parte. Se prendiamo un pilota di Formula 1 e gli diamo in mano una city car darà il suo massimo compatibilmente con le capacità della macchina. Viceversa se date a me una macchina di Formula 1 sicuramente non riesco neanche a partire.
L’attrezzatura è fondamentale ma non è importante per fare belle foto. Mia moglie usa il telefono e fa foto bellissime. Ad armi pari, ovvero usando entrambi lo stesso telefono, lei è brava quanto me se non di più.
Ma torniamo al mio zaino. Dentro c’è una mirrorless, un obiettivo zoom grandangolare, uno zoom medio, filtri polarizzatori, drone, camera combo 360° e action cam con custodia sub e batterie di ricambio. Fare la foto è solo una delle fasi, il grosso del lavoro, ma anche la parte più piacevole per me, viene dopo a casa, a sistemare le migliaia di foto. Io scatto in modalità RAW ovvero tutte le foto devono poi essere sviluppate digitalmente con appositi programmi. Ci passo le ore, le sere…le notti. Ma questa è la mia passione. Son riuscito a fare due figli comunque. Qualsiasi cosa faccia, dalle vacanze, alle escursioni, gite, eventi o quant’altro io poi pubblico qui il report fotografico. E sono più di 20 anni che lo faccio. Il tutto senza finalità commerciali ma solo per piacere.
Pubblico anche su Instagram le foto più belle, anche se ultimamente con poca costanza, ma nelle storie trovate quasi tutte foto fatte solo col telefono. Non sono un influencer solo un blogger vecchia scuola.
Tutto questo per farvi capire che si possono fare belle foto anche solo con il telefono. Prendersi una reflex o una mirrorless o altro non vi farà fare foto migliori se poi non la sapete usare e se non cominciate a capire le basi della tecnica fotografica.
Una foto non è data solo dalla qualità del mezzo con cui la si fa ma soprattutto dalla capacità di chi la fa di fermare il momento, di catturare una emozione, di raccontare una storia. Pertanto sì il vostro telefono è più che sufficiente.
Quale fotocamera scegliere per i viaggi?
Argomento vasto, anzi vastissimo. Non entrerò nel dettaglio di marca e modello ma vi darò dei consigli per poter fare una eventuale scelta. Non me ne vogliano quelli che si intendono di fotografia se sono volutamente generico ma cerco di evitare troppi tecnicismi.
Partiamo dallo strumento che tutti abbiamo ovvero lo smartphone. Tutti i modelli fanno foto e molti hanno capacità fotografiche eccellenti. Hanno un grosso limite: il display. Quando siete sotto il solleone la visibilità è pessima e anche se avete un modello di punta con il display ad alta luminosità, a causa della temperatura questa viene automaticamente ridotta. Pertanto inquadrare con lo smartphone in pieno sole non è proprio il massimo. Questo è anche il motivo per cui spesso, fateci caso, chi usa lo smartphone ci mette un sacco a scattare…non ci vede. Altro limite è la batteria. Lo smartphone lo usiamo già per i social, per cercare con Google, come navigatore, messaggiare e ogni tanto anche per telefonare. Avrete notato che l’app fotocamera è una delle più energivore. Arrivare a fine giornata con la batteria non a terra è dura. Ma qui per fortuna ci sono i powerbank anche se girare con il cavetto non è il massimo.
Per cui volendo trovare una alternativa allo smartphone si passa alle compatte ovvero fotocamere che sono facili da usare, hanno comunque funzioni avanzate, sono dotate solitamente di uno zoom e una qualità migliore di uno smartphone dato che hanno un sensore più grande. Non fatevi ingannare dal numero di megapixel che non è indice di qualità. Quasi tutte ormai hanno anche la possibilità di collegamento diretto allo smartphone per la condivisione immediata delle immagini.
Attenzione però ci sono compatte con solo il display posteriore e altre con il mirino. Il mirino permette di vedere l’immagine con qualsiasi condizione di luce. Quest’ultimo è spesso a scomparsa. Lasciamo perdere quelle con solo il display posteriore per lo stesso problema degli smartphone ovvero l’inquadratura in condizioni di luce eccessive, a quel punto tanto varrebbe rimanere sullo smartphone. Il costo di una valida compatta con mirino è più o meno equivalente però per un appassionato di fotografia è una soluzione migliore. Qui le cose a cui prestare attenzione sono la durata della batteria che deve reggere almeno una giornata, la carica diretta via usb senza apposito caricatore (meno robe da portare o dimenticare) e uno zoom con una buona escursione ad esempio 24-200 ma anche 24-100 può andare bene. Ci sono poi anche quelle con ottica fissa per gli amanti del genere.
Per i viaggi le compatte sono il compromesso ideale. Pesano poco, ottima qualità e hanno funzioni pro. Per funzioni pro intendo la possibilità di usare la fotocamera in modalità manuale agendo sul cosiddetto triangolo dell’esposizione (diaframmi, tempi e sensibilità). Da non sottovalutare anche la presenza del flash che contrariamente a quanto si pensa è più utile di giorno che di notte, specialmente in controluce.
L’ultima categoria sono le fotocamere ad obiettivi intercambiabili reflex e mirrorless. Queste ultime stanno soppiantando le prime. La grande differenza tra le due sta nel modo in cui si vede dal mirino. Nelle prime grazie ad uno specchio e a un pentaprisma si vede l’immagine reale che passa attraverso l’obiettivo. Nelle seconde c’è un display nel mirino, per quello si chiamano mirrorless ovvero senza specchio. Permettono di avere corpi macchina più compatti e meno pesanti. La qualità della visione dal mirino è spesso direttamente proporzionale al costo.
Questa categoria di fotocamere ha fasce di prezzo che variano dai 600 ai 6.000 euro e oltre. Capite che il discorso diventa lungo da approfondire e non è l’obiettivo di questa piccola guida. Tra il resto chi conosce queste macchine solitamente è già abbastanza esperto. Hanno il vantaggio di avere una altissima qualità di immagine, poi però se le foto le condividete solo sui social non serve a molto. Hanno obiettivi intercambiabili ma spesso in vacanza si tende a non farlo per mille motivi, vuoi il tempo, il vento, la polvere/sabbia, pigrizia, ecc. Le foto scattate con queste macchine sono solitamente destinate ad un processo di sviluppo digitale che richiede tempo e passione.
Concludendo per il viaggiatore che vuole qualcosa in più consiglio una compatta con mirino. Fermo restando che lo smartphone rimane una ottima scelta, con i dovuti limiti che ho spiegato.
Io stesso ho una compatta che uso quando vado in posti dove la grande mirrorless risulterebbe scomoda, per esempio la avevo con me a Legoland. Mi ha permesso di scattare comunque in formato RAW per poi sviluppare digitalmente su computer.
Ci sarebbe ovviamente molto di più da dire ma mi fermo qui.
Per ultimo ricordo che tutte le fotocamere digitali hanno bisogno di una scheda di memoria, altro vantaggio rispetto ad uno smartphone che spesso ha la memoria piena e non espandibile. Consiglio di usare più schede di piccolo taglio che non una unica di grandi dimensioni. Nel caso di un qualsiasi problema alla scheda perdereste solo una parte di foto. In vacanza se vi portate anche il pc o il tablet prendetevi l’adattatore per fare una copia ogni tot giorni della scheda. A maggior ragione se avete un drone. Se lo perdete l’ultimo giorno, ciao ciao a tutte le foto fatte.
Inquadratura e composizione fotografica
Su questo argomento si potrebbe scrivere un libro, così come ce ne sono tanti e così come cercando queste parole chiave sul web trovate una miriade di contenuti a riguardo.
Mi limiterò a dare qualche consiglio semplice e facile da applicare che potrà aiutarvi a migliorare il modo in cui scattate una foto. Nulla di quanto dirò va preso come regola ferrea, sono solo consigli e indicazioni. La creatività, il colpo d’occhio, l’esperienza, l’emozione hanno sempre la priorità su tutto. Ma da qualche parte bisogna partire.
Partiamo dal soggetto. Quando inquadrate chiedetevi sempre “cosa” state fotografando. Cercate di capire quale è il soggetto della foto. Vi aiuterà a metterlo in risalto e soprattutto vi aiuterà a comporre correttamente la foto. Può una foto avere più soggetti? Certo ma chi la guarderà tendenzialmente si concentrerà solo su uno (percezione) per cui cerchiamo di distinguere tra un soggetto e uno sfondo o un contesto.
Per evidenziare il soggetto si può usare una tecnica molto semplice e facile da applicare e memorizzare. La regola dei terzi. Dividete una qualsiasi immagine con due linee verticali due orizzontali, vedi anche foto. Su quasi tutti i telefoni c’è l’opzione per attivare questa griglia in sovrimpressione.
Le linee si congiungono in 4 punti. In questi 4 punti di forza il nostro occhio si concentra maggiormente quando visualizza una immagine. Mettendo il nostro soggetto e/o altri elementi chiave in corrispondenza di questi 4 punti daremo un maggior equilibrio/dinamismo al soggetto della nostra foto.
Ovviamente non c’è solo la regola dei terzi, si potrebbe parlare anche della spirale di Fibonacci, del rettangolo o della diagonale aurea ma non andiamo troppo in là. La regola dei terzi è veramente facile da applicare e dà degli ottimi risultati. Detto tra noi gli altri metodi vengono utilizzati per analizzare la foto dopo e capire perché è così particolare, non vedrete però nessuno mettersi a disegnare diagonali o spirali prima di scattare una foto.
Quando inquadrate prendetevi il tempo di guardare bene cosa fotografate. Se per esempio volete fotografare vostro figlio/a mentre sta guardando o facendo qualcosa ricordate che il soggetto è vostro figlio, per cui non releghiamolo ai bordi dell’immagine ma cerchiamo di mettere il suo viso in uno di quei 4 punti di cui prima. Se possibile cercate si riempire anche gli altri punti con elementi utili a ciò che state raccontando. E qui introduco anche un altro argomento importante. Ogni foto parla, racconta una storia. Lo fa tramite il linguaggio fotografico. Domandatevi sempre, mentre scattate ma soprattutto prima di farlo: che cosa voglio ricordare con la prossima foto?
Nell’esempio: mio figlio che guarda attraverso l’iconico binocolo lo skyline di New York. Ho cercato di mettere l’inquadratura in modo tale che siano visibili tutti questi elementi e non altri che potrebbero disturbare. Nella foto si vede mio figlio, il binocolo, lo skyline e il riconoscibile parapetto in muratura dell’Empire State Building. La curvatura delle linee aiuta a portare lo sguardo verso il soggetto. È solo una bella foto ricordo, non certo un capolavoro da esporre in una mostra fotografica.
La regola dei terzi non è comunque applicabile sempre. Ci sono ad esempio situazioni di simmetria dove il soggetto al centro ci sta benissimo, ad esempio se il contesto è simmetrico. La simmetria stessa è una gioia da vedere, prendete ad esempio i film di Kubrick che è maestro in questo. Può essere la simmetria di un colonnato, di un portico, mille altre cose ma nell’inquadratura fate sempre attenzione alle linee verticali e orizzontali. Non c’è cosa più brutta di vedere l’orizzonte storto, magari di poco. Posizionate bene il telefono o la fotocamera in modo che l’orizzonte sia in linea con il piano su cui siete. Piuttosto cambiate posizione se non riuscite ad inquadrare bene. Se volete fare delle belle foto dovete per forza di cose imparare a muovervi, a cercare il punto più adatto per fotografare. In particolare nelle foto al mare fate veramente attenzione all’orizzonte, il mare che pende proprio non si può vedere.
Non accanitevi cercando di fare foto cartolina ovvero le foto che fanno tutti. Fate foto vostre, personalizzate. Io in ogni posto che vado cerco sempre le cartoline del luogo e guardo le immagini, dopodiché cerco una inquadratura diversa. Di foto cartolina è pieno il web, non serve fare le stesse foto che fanno tutti. Anche perché spesso ci si accalca proprio per fare la foto. Ricordo al MoMa a NY c’era la fila per fotografare la Notte Stellata di Van Gogh. Una valanga di gente che voleva fotografare il quadro. Io ho trovato più divertente fotografare da dietro la gente che fotografava il quadro. Quella foto mi ricorderà il momento. Se voglio vedere per intero la Notte Stellata la cerco su web. Vedi qui la foto.
Quando fotografate le persone occhio ai piedi, non tagliateli. È uno degli errori più grossolani e che si nota di più. Fate un bel primo piano, o un mezzo busto (fino sopra alla cinta) o un piano americano (poco sopra il ginocchio) o figura intera (tutta la persona)…ma non tagliate i piedi o le mani. Cercate sul web “piani cinematografici” troverete un sacco di esempi.
Nell’inquadratura cercate delle cornici o qualcosa con cui accompagnare o inquadrare il soggetto. Può essere una volta ad arco, una pianta, un fiore, un qualsiasi altro elemento che possa fare da contorno al soggetto. Con un po’ di pazienza vi accorgerete che così otterrete degli scatti più curiosi e particolari.
Nella ricerca della composizione provate a riempire ogni parte della vostra foto con qualcosa. Non lasciate 3/4 della foto vuota…a meno che il vuoto non sia il soggetto della foto. Per spiegarmi meglio: se fate una foto ad un soggetto e c’è di mezzo una inutile ringhiera che occupa troppo spazio la gente vedrà solo quella. Cambiate posizione e ricordate quale è il soggetto dandogli importanza.
Cercate posizioni di scatto diverse dallo stare in piedi. Provate dal basso o dall’alto, sfruttate una pozzanghera per fare un effetto specchio, o una vetrina per un riflesso curioso. Il bello dello smartphone o delle piccole compatte è che possono essere messe facilmente in tanti punti per ottenere inquadrature insolite.
A volte non serve fare mille milla foto, ne basta una ma originale. Un grande esercizio di stile da fare è dopo una giornata passata a fare foto è quello di mettersi lì a riguardarle e cestinare subito quelle che non piacciono cercando anche di capire perché. Il giorno dopo ne farete di migliori.
Una foto è bella non perché lo è tecnicamente ma perché suscita una emozione e lo fa raccontando una storia. Questo va tenuto sempre a mente. Non cercate la perfezione tecnica, cercate l’emozione.
Quelle che vi ho detto sono tutte cose semplici e facili da applicare. Il mio consiglio è quello di soprattutto pensare e guardare bene prima di scattare. Immaginate di avere un rullino da sole 36 pose. Vedrete che sarà più facile fare delle foto più interessanti e piacevoli da guardare. Io stesso faccio questo esercizio di stile, se così vogliamo chiamarlo.
Personalmente poi ho un blocco quando mi trovo in situazioni dove tutti fotografano come se non ci fosse un domani. Ricordo un anno a Venezia al Carnevale mi sentivo proprio a disagio. Tutti fotografavano tutto, sembrava ci fossero più fotografi che maschere. Ho riposto ma mia fotocamera ma dopo un po’ mi è venuta una idea. Mi sono concentrato solo sulle mani delle maschere e ho fatto una serie di interessantissime foto alle mani con i guanti, con accessori della maschera, mani che si tenevano, mani emozionate. Comunque si vedeva sempre un dettaglio del vestito per cui ne è nata una gallery interessante. Mi sono divertito un sacco. Potete vedere quella gallery qui: le mani delle maschere al Carnevale di Venezia.
Per cui riassumendo tenete sempre a mente queste poche cose:
- la regola dei terzi
- il soggetto e il contesto
- l’orizzonte e le linee dritte
- cercate inquadrature originali
- raccontate una storia
Sperimentate e divertitevi.
La luce in fotografia
Parte un po’ tecnica ma alcuni dettagli sono importanti per capire ciò che crea la nostra immagine fotografica.
Fotografare vuol dire scrivere con la luce e questo è abbastanza scontato. Ma ci sono diversi tipi di luce. Semplificando possiamo distinguere tra luce naturale, artificiale e luce forzata.
La prima ce la fornisce il sole e tutto ciò che riflette la sua luce, la seconda è quella data dall’illuminazione artificiale come ad esempio lampioni o lampadari. L’ultima è quella che noi possiamo usare per dare luce con un flash o un illuminatore.
Per un fotografo sono tre grandi alleati ma anche tre grandi nemici che si possono presentare singolarmente ma anche insieme.
La luce naturale varia enormemente nel corso della giornata. Ha un colore diverso (tecnicamente si definisce temperatura colore) in base all’orario, alla presenza delle nuvole, alla stagione e influisce tantissimo sulle ombre. La luce della mattina è totalmente diversa dalla luce del mezzogiorno o a quella della sera, lo sappiamo benissimo. Se rimanete fissi nello stesso punto e fotografate ogni ora avrete tutti risultati diversi. Neppure la postproduzione (Photoshop e similia) può compensare le variazioni di luce e dei suoi effetti in maniera naturale. Difatti i fotografi professionisti possono passare anche intere giornate in attesa della luce ideale per fare lo scatto che hanno in testa.
Noi ovviamente no. Quando andiamo da qualche parte non è che possiamo scegliere sempre l’orario e soprattutto non possiamo scegliere il meteo. Se vado in un posto fighissimo ma quel giorno è nuvoloso otterrò delle foto non certo da cartolina. Un po’ posso sempre correggere la foto. Per esempio una foto con un meteo nuvoloso si presta molto bene ad essere saturata maggiormente nei colori. Ma in ogni caso mai disperare. Se la luce non è dalla nostra conviene concentrarsi maggiormente su altri aspetti della fotografia. Ricordiamoci in fondo che stiamo creando ricordi non dobbiamo partecipare a un concorso di fotografia.
Quando la luce c’è è però bene tenere in mente alcune cose. La prima è quella di guardare sempre dove è il sole e posizionare il soggetto in modo che il volto sia a favore di luce e non controluce. Quando scatto controluce gli automatismi di fotocamere o smartphone regolano la luce in base alla fonte più ampia e di conseguenza avrò i soggetti molto scuri. Questo si può ovviare regolando (compensando) l’esposizione. Sugli smartphone basta cliccare sul volto e l’esposizione verrà regolata per renderlo più luminoso. Il resto però diventerà a volte troppo chiaro, a volte bianco in quanto sovraesposto. A quel punto il bel cielo blu non è più tale. Per quello che conviene sempre spostarsi e assecondare la luce.
Voi forse vi domanderete: perché noi vediamo sempre bene un soggetto anche controluce o in condizioni di forte contrasto tra luce ed ombra? Molto semplice. Il nostro occhio è molto meglio di un sensore di fotocamera. Tecnicamente si chiama gamma dinamica ed è la capacità di vedere chiaramente diversi livelli di luminosità allo stesso tempo. Per capirci il nostro occhio è in grado di arrivare ad un valore oltre i 24 stop (o livelli, si misurano così) di gamma dinamica. Una macchina professionale meno della metà, uno smartphone dipende dal modello ma sempre meno di una fotocamera professionale.
Senza entrare nel dettaglio diciamo che non potrete mai fotografare così come il vostro occhio vede…non ancora. L’altro limite è dato dal mezzo di visualizzazione. Un display (del telefono, computer, tv o altro) non è comunque in grado di visualizzare la gamma dinamica della realtà. Avrete sentito forse parlare di HDR che significa High Dynamic Range ovvero alta gamma dinamica. È un sistema per ovviare alle problematiche di cui sopra ma che nella maggior parte dei casi produce risultati che sembrano irreali.
Lo so, lo so, sono cose un po’ complesse ma era doveroso far capire le problematiche che ruotano intorno alla luce e alla sua percezione.
Per concludere questa parentesi guardate questa foto. Un controluce al tramonto.
Io vedevo bene sia lo sfondo che il ponte e le persone. La macchina fotografica non è però in grado di “vedere” come il mio occhio. Il risultato che ne è uscito è piacevole ma non è reale. Fateci caso, in particolare i tramonti sono spesso sempre più belli in foto che dal vivo.
Per cui cerchiamo di metterci sempre in favore di luce o comunque sfruttiamo bene il controluce. Evitiamo, soprattutto fotografando i volti di avere ombre troppo marcate. Fotografi e influencer vari usano dei pannelli riflettenti o luci artificiali proprio per illuminare i volti. Se avete il flash usatelo all’aperto, soprattutto al mare quando c’è tanta luce. Sembra assurdo ma il flash è più utile con la luce che senza. Questo proprio perché permette di illuminare meglio i volti uniformando la luce. Altrimenti avremmo dei volti sempre più scuri del contesto luminoso proprio per i motivi che ho spiegato prima.
Se ci fate caso (se vi è capitato) i vari fotografi che incontrate nei luoghi turistici e che fanno foto scattano quasi sempre col flash.
Il flash dello smartphone, in questo caso, purtroppo è troppo poco potente.
La luce più bella è sempre quella in prossimità del tramonto. Diventa più calda, le ombre sono marcate ma non troppo decise. Sono proprio le ombre che creano il “disegno” degli elementi nella foto. Senza ombre diventa tutto molto piatto.
Se fate foto con persone verificate sempre che i volti siano ben illuminati e non in ombra.
La luce artificiale invece è quella più “antipatica”. Anche in questo caso il nostro occhio ha una capacità di compensazione del punto bianco della luce che non ha uguali. Vi sarete accorti che fotografando con molte luce artificiali, ad esempio una viuzza di una cittadina turistica di sera, i colori cambiano, le luci artificiali non sono più bianche come le vedevate ma di mille colori diversi. Inutile combattere contro questo, prendetele così, non c’è niente da fare.
Succo della storia è che la luce va assecondata non combattuta. Potete cambiare inquadratura, obiettivo, macchina fotografica, tutto quello che volete ma luce vince sempre, per cui giocate con lei.
Cosa fotografare in viaggio?
Quando si fotografa in viaggio si cerca di fare una narrazione per immagini. Istintivamente si tende a fotografare tantissimo perché sembra tutto così bello. Ed ecco che la palma lungo la spiaggia con mare cristallino potrebbe essere a Bali così come alle Maldive, a Zanzibar o in qualsiasi alto luogo. Il mio consiglio è quello di cercare sempre qualcosa che identifichi il luogo dove siete, la sua particolarità. Ad esempio le lunghe spiagge di Zanzibar con la bassa marea con le lavoratrici che raccolgono le alghe. Vi ricorderà il luogo e la sua bellezza. Il tramonto bellissimo lo è ancora di più se riuscite ad includere qualche particolare che c’è intorno a voi. Come avevo scritto in un post precedente cercate di evitare le foto cartolina, quelle che fanno tutti, quelle di cui è pieno il web. Raccontate una storia, la vostra storia. Cercate di entrare in contatto con il posto e anche con le persone. A volte si è timidi, si ha paura di “rubare” uno scatto. In effetti non è facile. Un po’ perché la gente nei luoghi turistici è stanca di essere fotografata e poi perché uno scatto trafugato spesso non dice nulla. Capita che vi chiedano soldi per una foto. In certi paesi molto poveri succede anche questo e in fondo ci può anche stare. Diventa molto più facile se riuscite a instaurare un rapporto con le persone che volete fotografare. Ma questo è molto difficile soprattutto perché oggi si tende a essere turisti di corsa, vedere un sacco di cose in un lasso ridotto di tempo, piantare una bandierina giusto per dire ci sono stato, scattare una foto da pubblicare sui social e via. Non voglio fare critiche, ognuno è libero di vivere la vacanza come crede, dico solo che i luoghi così come le persone hanno storie da raccontare e grazie alla fotografia possiamo portarci a casa una emozione in più. La fotografia è una occasione per scoprire i dettagli, ci rende curiosi.
I luoghi che visitiamo dobbiamo innanzitutto viverli, senza pensare alla foto. Poi quando prendiamo in mano la fotocamera o lo smartphone ci prendiamo il tempo di farlo bene, consapevoli di ciò che abbiamo vissuto. Susan Sontag disse: “Il pittore costruisce, il fotografo rivela”. Ma per rivelare dobbiamo prima conoscere. Se volete fotografare qualcuno intento nel suo lavoro sarà più semplice prima avvicinarsi, chiedere cosa sta facendo, instaurare un rapporto, poi sarà più facile chiedere “posso farti una foto?”. La donna nella foto, guardate la sua espressione, un misto di timidezza ed emozione. Non ci siamo parlati ma la guardavo incuriosito mentre lavorava, poi mi sono fatto spiegare dalla guida cosa facesse. Alla fine le ho sorriso e le ho fatto capire che volevo farle una foto. Così si è rivolta verso di me e mi ha regalato questo bellissimo sorriso.
Dobbiamo distinguere tra “appunti di realtà” e una fotografia. Il risultato è lo stesso ma quello che otterrete è totalmente diverso. In certi luoghi molto “instagrammabili” mi rendo conto che molta gente li guarda solo attraverso il display dello smartphone prima ancora che dal vivo.
Un modo sicuramente vincente per catturare un ricordo è quello di includere chi è con voi nella foto. Non una foto in posa, ma piuttosto di spalle, mentre si cammina, si osserva. Un classico ad esempio è fotografare i propri figli di spalle mentre camminano davanti a voi. La gente che visita un luogo fa essa stessa parte del luogo. Inutile aspettare che se ne vadano tutti o cercare di nascondere le persone. Se un posto è affollato meglio ricordarlo nella sua quotidianità. A me piace molto includere le persone, il via vai, fotografare chi fotografa il luogo piuttosto che il luogo stesso. Quando riguarderò quella foto mi riporterà alla memoria quella situazione, mi riporterà lì sul luogo. Diventa una sorta di macchina del tempo.
Decidere cosa fotografare vi aiuterà poi nella fase successiva, una volta tornati a casa, ovvero la selezione delle foto. Invece di trovarvi con centinaia di foto ne avrete magari meno ma saranno più significative.
Le foto le possiamo tenere per noi oppure, come spesso avviene, pubblicare sui social. Io personalmente ho un sito web dall’era pre-social dove pubblico tutti i miei fotoracconti. Lo faccio da oltre vent’anni e per me è una abitudine. Quando cerco qualcosa basta che digito su google il luogo e il nome del mio sito e salta fuori. Oggi con i social è tutto più semplice, non servono conoscenze particolari. Una cernita delle foto va fatta comunque. Postare 150 foto di cui 10 di spiagge uguali, 5 palme, 8 piscine e via dicendo non ha molto senso. Fate prima una selezione, poi fatene ancora una e poi ancora un’altra. Per ogni foto cercate di chiedervi: “cosa voglio raccontare?”. Meno foto ma più significative. A volte ci sono foto che possono avere un significato per voi ma nessuno per altri. È un lavoro a volte difficile ma vi assicuro che saper selezionare le foto è ancora più difficile che fare belle foto. Vi confido un segreto, io non sono bravo in questo, vorrei che qualcuno lo facesse per me.
In due settimane di vacanza scatto, tra fotocamera e drone, circa 1500 foto. Mediamente ne seleziono 3/400 per poi pubblicarne al massimo un centinaio che son già troppe. Per Facebook faccio una selezione più ridotta rispetto al mio sito. Insomma un lavoraccio.
Archiviare le foto
Il digitale ha un sacco di vantaggi ma anche un grande svantaggio, si tende a scattare troppo pensando che tanto ogni foto non costa nulla. Certo il costo è infinitamente inferiore rispetto alle tradizionali fotografie analogiche ma alla lunga lo spazio di archiviazione ha anch’esso un costo.
Dobbiamo avere un computer con una buona capacità di archiviazione, inoltre ci serve un sistema di backup, magari anche due perché non si sa mai. Oppure possiamo affidarci al cloud che diventa molto comodo con gli smartphones. Sia Apple che Google offrono il servizio cloud per l’archiviazione delle foto in parte gratuito e in parte a pagamento. Dobbiamo essere consapevoli che l’archiviazione sul cloud la dobbiamo mantenere vita natural durante. Banalmente le vecchie foto analogiche possono essere facilmente tramandate da generazione a generazione. Chi non ha una vecchia scatola di foto in casa?
Col digitale sembra tutto semplice ma in realtà non lo è. Voi direte: eh era meglio col caro vecchio rullino, si stampava e via. Sì sì vero ma vero anche che molte di quelle foto oggi sono ben ingiallite o sbiadite o virate verso colori poco credibili.
Allora la soluzione dove sta? Sicuramente il presente e il futuro è nel cloud.
Apple per esempio offre 50 GB per 1 euro e 200 GB per 3 euro al mese. Non molto in realtà però se siete 3/4 in famiglia nel giro di qualche anno 200 GB diventano pochi e lo step successivo di 2 TB costa 10 euro al mese.
Google fino a qualche anno fa offriva il servizio gratuito illimitato.
Illimitato per le foto è anche il servizio di Amazon Photos incluso in Amazon Prime.
Io personalmente uso diversi sistemi. Per le foto da smartphone sia il Cloud Apple che Google Photos. Per le foto che scatto con la macchina fotografica uso archiviazione e backup locale (su NAS con dischi RAID) e Amazon Photos per accedere da ovunque tramite App.
Per cui riassumendo: eliminate foto doppie, inutili, sfocate, mosse, ecc. tenete solo quelle belle. Se usate una fotocamera digitale createvi un archivio sul computer e pensate ad avere almeno due backup su dischi esterni. I dischi non sono immortali, credetemi. Fatevi un backup in cloud con Google o Amazon photos tramite la loro applicazione. Dallo smartphone usate i servizi cloud integrati di Apple o Google e ogni tanto fatevi anche una copia di backup in locale sul vostro computer.
Non pensate che i social network siano un backup, soprattutto i gruppi. Può succedere, anzi succede, che per i più svariati motivi i profili vengano bloccati senza possibilità di accesso. In particolare i gruppi. Si sente spesso di gruppi chiusi dal giorno alla notte e vi assicuro che trovare qualcuno con cui parlare da Facebook è impresa impossibile.
È proprio il caso di dire che la legge di Murphy va sempre ricordata. Non lesinate sui backup. Una curiosità: oggi non si usano quasi più ma una volta si facevano i backup sui cd masterizzabili. Purtroppo anche quelli non sono eterni. Io ho dei cd masterizzati del ’92 o giù di lì che non sono più leggibili. Fortunatamente mi ero fatto delle copie su hard disk.
Una idea carina, per non avere solo il digitale, è quella di fare dei fotolibri. Ci sono vari servizi online molto facili da usare e con dei costi molto contenuti.
Bonus track: la fotocamera per i bambini
A molti bambini piace fotografare, spesso è anche una buona scusa per tenerli occupati. Per i piccolini ci sono le fotocamere apposite con varie forme e colori, antiurto, ecc. ecc. Per i più grandicelli consiglio di andare su usati, su Subito o FB Marketplace ne trovate tantissime. Oltre una certa età di solito poi vanno di smartphone, anche in quel caso si solito usato del papà o della mamma o del fratello/sorella più grande.
Una soluzione che invece ritengo molto carina è dargli una fotocamera a sviluppo istantaneo tipo Instax della Fujifilm (come le vecchie Polaroid) o le nuove Polaroid. Vero che ogni foto costicchia un po’ (si parte da poco più di 1 euro) ma secondo me è una buona scusa per insegnare loro a fotografare con attenzione. Poi le foto si sviluppano subito e si possono fare gli album on the road. Io questo tipo di fotocamere le uso tantissimo, sia Instax che Polaroid Zink (a sublimazione su carta adesiva) e faccio degli album usando agende Moleskine o simili.