Eccola qui la nuova pista di skiroll di Passo Lavazè. 3 Km di nero asfalto che si snodano in una area già fortemente devastata dalla tempesta Vaia del 2018.
Il risultato? Beh credo che le foto parlino da sole.
Così recita una frase sul sito ufficiale di Passo Lavazè:
“In un ambiente fortemente incontaminato, a 1.808 metri di quota, il Passo Lavazè offre interessanti opportunità di relax e svago a contatto con la natura.”
Ecco, poi guardate le foto e rileggete la frase.
Un progetto approvato nell’agosto del 2018 con gran soddisfazione dal sindaco del Comune di Varena che se da un lato ammette che sarà realizzato in una zona bellissima dall’altra conferma l’attenzione all’impatto ambientale in quanto l’impianto è realizzato in una zona meno “nobile” del comprensorio. (Fonte: https://www.giornaletrentino.it/cronaca/fiemme-e-fassa/una-pista-di-skiroll-unica-1.1701790)
Per comprendere meglio queste frasi basta nuovamente guardare le foto e capire che se già era meno nobile prima ora è proprio inguardabile.
Una striscia di asfalto buttata su prati e boschi senza un minimo di rispetto ed attenzione verso l’ambiente che la ospita.
Quello che lascia più basiti guardando le foto dall’alto o stando lì sul luogo sono i segni della devastazione della tempesta Vaia. Un luogo che avrebbe bisogno di cure ed attenzioni e invece è stato ulteriormente ferito con questa opera assurda.
Se l’obiettivo era di attrarre il turismo degli skirollers per praticare il loro sport in una “natura incontaminata” credo che siamo molto lontani da tutto ciò. Il percorso si snoda tra la statale, un parcheggio per camper e un bosco distrutto.
Vero che si potrebbe fare lo stesso discorso per le piste da sci che richiedono impianti di risalita che durante l’estate non sono proprio belli da vedere, per non parlare dell’impatto ambientale della neve sparata con i cannoni. Ma non si può sempre continuare con questa strada.
Quello che mi chiedo è fino a che punto possiamo sfruttare il territorio per fini economici. Non c’è un limite o meglio non dovrebbe esserci un limite?
Non sarebbe più vantaggioso sfruttare il paesaggio stesso senza costruire opere che di ecologico non hanno proprio nulla?
Chiunque passi da Passo Lavazè ora avrà il ricordo di un luogo troppo antropizzato, parcheggi e asfalto dominano un paesaggio che potrebbe essere veramente idillico.
Credo che questa sensibilità debba ancora essere percepita e forse ci vorranno ancora decenni prima di capire che ogni centimetro rubato al verde è una occasione persa per costruire una economia basata sul paesaggio e sulla natura.